Un primo sguardo all’omogenitorialità

dott. C. Baggini

Con l’introduzione delle unioni civili e con l’aspro dibattito politico e sociale in merito alle adozioni omogenitoriali e, nello specifico, alla stepchild adoption, negli ultimi anni anche in Italia si è spostata l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema dell’omogenitorialità, ovvero alla funzione genitoriale esercitata dalle coppie gay e lesbiche (Lingiardi e Nardelli, 2014).
A tal proposito mi sembra doveroso sottolineare – come già in passato abbiamo fatto nei nostri articoli – come nell’analizzare un fenomeno non ci si possa fermare unicamente ad un piano personale, ma sia doveroso prendere in considerazione anche – e soprattutto – ciò che la letteratura scientifica internazionale è in grado di dire in merito.
Con questo articolo, vorrei portare all’attenzione dei lettori l’ultimo lavoro di ricerca – in ordine cronologico e di rilevanza scientifica – sul delicato tema dell’omogenitorialità, redatto dalla Dott.ssa Rachel H. Farr, docente di Psicologia dello sviluppo all’Università del Kentucky, e pubblicato nell’ottobre 2016 sulla rivista internazionale
Developmental Psychology (1) (Farr, 2016).

In questo studio, la ricercatrice ha voluto indagare l’effettiva presenza di differenze emotive e comportamentali in bambini adottati da coppie eterosessuali e omosessuali. Per fare ciò, sono stati messi a confronto alcuni dati raccolti in età pre-scolare e scolare – circa 5 anni dopo – in bambini con genitori dello stesso sesso e con genitori di sesso opposto: non a caso è stato sceto il passaggio alle scuole elementari come periodo in esame, in quanto è riconosciuto dalla letteratura come un turning point molto importante per il bambino e per l’intero sistema familiare, con nuovi compiti e nuovi peculiari fattori di stress (Cowan e Cowan, 2003; Patterson, 1988). I dati sono stati raccolti in prima battuta tra il 2007 e il 2009 e, successivamente, tra il 2013 e il 2014. La ricerca ha indagato la relazione tra la tipologia di famiglia (eterosessuale vs. omosessuale) e il cambiamento nel tempo di diversi indici: l’adattamento comportamentale del bambino (2) osservato dai genitori e dagli insegnanti, lo stress genitoriale (3) e l’adattamento di coppia (4); alla fine della raccolta dei dati è stato indagato anche il funzionamento familiare (5).

Le domande che la dott.ssa Farr si è posta nel condurre la ricerca sono fondamentalmente due:

  1. in che modo le componenti indagate cambiano nel corso del tempo e in che modo questi cambiamenti si differenziano a seconda della tipologia di famiglia?
  2. quali fattori considerati in età pre-scolare predicono nel tempo l’adattamento comportamentale del bambino e il funzionamento familiare?

Il campione preso in esame dallo studio è costituito da 106 famiglie – provenienti da 12 Stati degli USA – con 106 bambini adottivi, di cui 56 con genitori dello stesso sesso (27 coppie lesbiche e 29 coppie gay) e 50 con genitori di sesso opposto. Circa 5 anni dopo, gli stessi nuclei familiari sono stati sottoposti nuovamente a valutazione: delle 106 iniziali, hanno risposto 96 famiglie con 96 bambini, dei quali 55 con genitori omosessuali (26 lesbiche e 29 gay) e 41 con genitori eterosessuali (cioè il 91% del campione iniziale).

La conclusione generale che la Dott.ssa Farr ha fornito è che, sulla base dei dati raccolti, non vi sono differenze significative tra bambini di genitori dello stesso sesso e bambini di genitori di sesso opposto nel periodo di passaggio alle scuole elementari: nessuna variabile considerata – dei bambini, dei genitori, della coppia e della famiglia – può essere distinta sulla base dell’orientamento sessuale dei genitori.
L’adattamento comportamentale dei bambini sia in età pre-scolare che in età scolare non differisce sulla base dell’orientamento sessuale dei genitori. Tuttavia, indipendentemente dalla tipologia di famiglia, i bambini hanno riportato un significativo aumento dei problemi comportamentali nel passaggio alle scuole elementari: questo dato è assolutamente in linea con diverse altre ricerche condotte su bambini adottati (per esempio: Gunnar e Van Dulmen, 2007; Tan e Marfo, 2016).
Come per la variabile precedente, anche lo stress genitoriale ha mostrato un significativo aumento nel passaggio alla scuola elementare dei figli, ma indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori; nonostante maggiori livelli di stress, i genitori hanno riferito una relativa felicità e soddisfazione nella relazione di coppia in questo periodo, in maniera simile tra coppie omo- ed eterogenitoriali.
Sono stati inoltre evidenziati maggiori livelli di adattamento di coppia nel periodo delle scuole elementari, senza differenze significative in base alla tipologia di famiglia: ciò suggerisce che questo processo di adattamento sia simile tra le coppie dello stesso sesso e di sesso opposto.
Nella ricerca della Dott.ssa Farr, si evidenzia come minori problemi comportamentali nei bambini in età pre-scolare predicano un maggior livello di adattamento dei bambini in età scolare; allo stesso modo, livelli più elevati di stress genitoriale in età pre-scolare risultano essere predittivi di maggiori problemi comportamentali nei bambini in età scolare. Infine, il grado di stress genitoriale e i problemi comportamentali registrati nei bambini pre-scolari sono risultati inversamente predittivi del livello di funzionamento familiare in età scolare, nelle famiglie omogenitoriali ccosì come in quelle eterogenitoriali.

La ricerca ha quindi evidenziato come la tipologia di famiglia non influisca sui cambiamenti nei valori degli indici relativi ai bambini, ai genitori e alla coppia nel corso del tempo, così come non è in grado di predire i problemi coportamentali dei bambini e il funzionamento familiare nell’età scolare. Questo dato sembra contraddire quelle ipotesi secondo cui l’adattamento del nucleo familiare omogenitoriale risenta negativamente dello stigma sociale, specialmente nel periodo in cui i bambini cominciano a frequentare la scuola e ad entrare a pieno titolo nel mondo sociale (Boss, 2002). Sebbene sia innegabile che lo stigma sociale infulisca su alcuni aspetti della vita delle famiglie omogenitoriali, le variabili prese in considerazione in questo studio non sembrano risentire in maniera significativa di questo fenomeno.
Credo che il lavoro svolto dalla Dott.ssa Farr sia davvero notevole e contribuisca effettivamente ad arricchire il panorama scientifico in materia di omogenitorialità. In primo luogo, non sono molte le ricerche longitudinali condotte su famiglie adottive dello stesso sesso. Anche l’alta percentuale di risposta tra la prima e la seconda indagine (91% del totale) deve essere considerata un punto a favore. Infine, il fatto che siano state introdotte anche valutazioni provenienti dall’esterno del contesto familiare – ovvero dagli insegnanti – permette di ottenere un maggiore grado di attendibilità dei dati raccolti.

Alcuni limiti di questo lavoro sono rappresentati dalla relativa eterogeneità del campione, specialmente in merito all’etnia dei genitori e al livello socioeconomico del nucleo familiare. L’utilizzo di scale self-report (quindi compilate direttamente dai genitori) può aver contribuito a fornire un quadro più positivo rispetto all’effettiva situazione presa in esame, sia nelle famiglie omo- che eterogenitoriali. Le future ricerche potrebbero quindi essere volte a superare questi limiti; sarebbe senza dubbio interessante includere delle misure riportate direttamente dai bambini adottati, variabile non considerata in questo studio per via della giovane età dei bambini presi in esame. E’ necessario oltretutto sottolineare come il contesto e il background socio-culturale considerati siano indissolubili dai risultati ottenuti, specialmente nelle scienze sociali: sarebbe quindi interessante analizzare il fenomeno dell’omogenitorialità in Italia e confrontare i dati con quelli provenienti da ricerche condotte in altri contesti sociali.

Appare chiaro come la valutazione delle competenze genitoriali, del benessere familiare e dei bambini sia un terreno molto complesso, in cui possono intervenire moltissimi aspetti e fattori. Non basta certamente un articolo scientifico per fare chiarezza una volta per tutte su un argomento così multisfaccettato e complesso come quello dell’omogenitorialità. Come gruppo di psicologi interessati alle tematiche LGBT, ci proponiamo quindi di lavorare in questi mesi alla creazione di un documento maggiormente esaustivo e critico sulla tematica, prendendo in esame la letteratura scientifica prodotta negli ultimi anni, analizzando la questione nella sua complessità e con l’attenzione che merita.


Note al testo:

  1. La ricerca presa in esame è scaricabile online direttamente dal sito dell’Università del Kentucky a questo link.
  2. L’adattamento comportamentale del bambino (Child Behavioral Adjustment) è una valutazione delle competenze e dei problemi emotivi/comportamentali dei bambini. E’ stato indagato mediante questionari autosomministrati ai genitori utilizzando la Child Behavior Checklist (CBCL) e agli insegnanti dei bambini tramite il Teacher Report Form (TRF).
  3. Lo stress genitoriale (Parenting Stress) è lo stress che il genitore esperisce nel rapporto genitore-bambino e nello svolgere il proprio ruolo genitoriale. E’ stato valutato attraverso il questionario autosomministrato Parenting Stress Index – Short Form (PSI).
  4. L’adattamento di coppia (Couple Relationship Adjustment) è la valutazione del grado di adattamento della diade e della qualità della relazione di coppie conviventi (coniugate o meno). E’ stato misurato utilizzando la Diadic Adjustment Scale (DAS).
  5. Il funzionamento familiare (Family Functioning) è rappresentato dalle impressione che i singoli individui hanno sul funzionamento del loro nucleo familiare. E’ stato indagato mediante il questionario autosomministrato Family Assessment Device (FAD).

Bibliografia:

  • Boss P. (2002), Family stress management: a contextual approach, Thousand Oaks, CA: Sage.
  • Cowan P.A., Cowan C.P. (2003), Normative family transitions, normal family processes, and healthy child development in F. Walsh, &Normal family processes: growing diversity and complexity&, 3rd edition, pp. 424-459, New York, NY: Guilford Press.
  • Farr R.H. (2016), Does parental sexual orientation matter? A longitudinal follow-up of adoptive families with school-age children in Developmental Psychology, in press.
  • Gunnar M.R., Van Dulmen M.H., International adoption project team (2007), Behavior problems in postinstitutionalized internationally adopted children in Development and Psychopathology, 19, pp. 129-148.
  • Lingiardi V., Nardelli N. (2014), Linee guida per la consulenza psicologica e la psicoterapia con persone lesbiche, gay e bisessuali, Milano: Raffaello Cortina.
  • Patterson J.M. (1988), Families experiencing stress: I. The Family Adjustment and Adaptation Response Model: II. Applying the FAAR Model to health-related issues for intervention and research in Family systems medicine, 6 (2), pp. 202-237.
  • Tan T.X., Marfo K. (2016), Pre-adoption adversity and behavior problems in adopted Chinese children: A longitudinal study in Journal of Applied Developmental Psychology, 42, pp. 49-57.

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